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110 IL TORRISMONDO

E l’Onor più non osa alzar la fronte:
E la Ragione è muta, anzi lusinga
La possente Fortuna. Al Fato avverso
Cede il senno e ’l consiglio, e cede al ferro
Maestà di temute antiche leggi,
Mentre a guisa di tuono altrui spaventa,
E d’arme, e di minacce alto rimbombo.
È Re chiamato il forte: al forte il regno,
Altrui mal grado, è supplicando offerto:
E ciò, che piace al più possente, è giusto.
Io non gli piaccio, e ’l suo piacer conturbo
Io sola. E de’ Norvegi accetta il regno;
La Regina rifiuta, il Re sublime
De’ magnanimi Goti.

NUTRICE

A detti falsi
Forse troppo credete, e ’l dritto, e ’l torto,
Alma turbata e mesta, egra d’amore,
Non conosce sovente; e non distingue
Dal vero il falso, e l’un per l’altro afferma.

ALVIDA

Siasi della novella, e del messaggio,
E della fè Novergia, e del mio regno,
E degli ordini suoi turbati e rotti,
Ciò che vol la mia sorte, o ’l mio nemico;
Basta, ch’ei mi rifiuta: e ’l vero io ascolto
Del rifiuto crudele. Io stessa, io stessa
Con questi proprj orecchi udii pur dianzi:
« Alvida, il vostro sposo è ’l Re Germondo,
« Non vi spiaccia cangiar l’un Re nell’altro,
« E l’un nell’altro valoroso amico,
« Ed al nostro voler concorde e fermo
« Il vostro non discordi ». In questo modo