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ATTO QUINTO | 109 |
U’ l’alta sede il mio nemico ingombri,
Perch’io vi serva? o ’n più odiosa parte
Spero trovar pietà, tradita amante,
Anzi tradita sposa ?
NUTRICE
È possibil giammai, che tanto inganno
Alberghi in Torrismondo, e tanta fraude?
ALVIDA
È pasibile, è vero, è certo; è certa
La sua fraude, e ’l mio scorno, e l’altrui morte;
Anzi la violenza è certa, e ’nsieme
La mia morte medesma, oh me dolente!
NUTRICE
Certa la fate voi d’incerta e dubbia,
Or facendovi incontra al male estremo;
Ma non fu mai tanto importuna unquanco
L’iniqua, inesorabile, e superba,
Nè con tanto disprezzo, e tanto orgoglio
Perturbò a’ lieti amanti un dì felice.
Ma son tutti, morendo il padre vostro,
Seco estinti gli amici, e i fidi servi,
E i suoi cari parenti? e spente insieme
L’onestà, la vergogna, e la giustizia?
Nè sicura è la fede in parte alcuna?
Già tutte siam tradite, e quasi morte,
Se non è vano il timor vostro, e ’l dubbio.
ALVIDA
O morì la giustizia il giorno istesso
Col giustissimo vecchio, o seco sparve,
E fè, seco volando, al ciel ritorno.
E la fraude, e la forza, e ’l tradimento,
Presero ogn’alma, ed ingombrár la terra.
Non ardisce la Fede erger la destra: