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CANTO DECIMO

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Rinaldo allor dal degno stuol è cinto, e supplicato a tórsi via l’elmetto; tal che da’ preghi lor forzato e vinto di compiacerli è mal suo grado astretto: si scioglie al fin que’ lacci ond’era avvinto l’elmo, e scopre la chioma e ’l vago aspetto; né men bello e leggiadro or si dimostra, che apparso sia possente e forte in giostra.

89

Tosto fu conosciuto il cavaliero al discoprir del vólto e del crin d’oro; e chiare voci di letizia diéro •

con replicato suon l’amico coro, ché giá del suo valore il grido altèro era giunto a l’orecchie a tutti loro.

La gloria sovra lui si spazia intanto, battendo l’ali d’ór con dolce canto.

90

Ad onorar Rinaldo ognun s’accinge, e di farsegli grato ognun procaccia; altri la man gli tocca, altri gli cinge il collo e il petto con amiche braccia; altri, cui caldo amor piú innanzi spinge, pien d’un dolce disio lo bacia in faccia; ma il padre Amone al petto alquanto il tiene, e sente alto diletto ir fra le vene.

91

Lasciato il padre, il cavaliere invitto de’ suoi regi a baciar sen va la mano; quei, mostrando l’amor nel volto scritto, l’accolgon lieti e con sembiante umano.

Fan le donne tra lor dolce conflitto in onorare il vincitor soprano; e in quanto è lor da l’onestá concesso, gli mostra ognuna il suo voler espresso.