Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/99

— di qualche ripostiglio. Ma di qualunque grossezza o di qualsiasi foggia esse fossero, attestavano tutte la solida dovizia della casa e la solerte alacrità della signora.

Giovanni, nel contemplarle, ebbe un sorriso di tale beatitudine che la signora gli domandò:

— Pare die siamo allegri, caro vicino? — Pare, pare, signora mia; ma lei sa che tra il parere e l'essere ci corre quanto tra il cucire e il tessere — egli si affrettò a rispondere, assu mendo un tono compunto in relazione colla sca brosità delle circostanze, poi rimase lì, con le mani intrecciate e gli occhi smarriti nel vuoto, in attesa di una ispirazione che non veniva. Dia mine! non era facile formulare con parole ciò ch'egli doveva dire e d'altronde bisognava che l'amara pillola fosse ben bene inzuccherata, ben bene indorata, per farla inghiottire a quella brava signora. Anna Rosemberg aspettava che il visitatore parlasse e formulasse la sua domanda, poiché ella conosceva troppo bene le abitudini dei piccoli possidenti di campagna per credere solo un istante che il Tebaldi si fosse disturbato a recarsi da lei all'unico scopo di farle una visita di omaggio; ma, visto che non si decideva a parlare, gli chiese affabilmente: --- E la sua figliuola cosa fa? E' diventata ora mai una bella ragazza da marito. Il Tebaldi si aggrappò a quella interrogazione con energia disperata, ma, anche nella sua grande confusione, non si allontanò dai precetti della tattica rusticana, che insegna di strisciare intorno alle situa zioni, di fiutare, di annusare, di tirare due o tre volte la zampa indietro prima di appoggiarla so-