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- nel vano di essa, il conte faceva l'atto di volersi alzare e si aggrappava con ambe le mani al braccio di lui, come se quella esausta senilità sperasse attinger vigore da quella giovinezza trionfante.

Fu così che, sulla fine di ottobre, dopo circa tre mesi di malattia, Flora sorprese il nonno e Germano a passeggiare adagio intorno alla sala, mentre la pacata luce di un meraviglioso pomeriggio autunnale entrava per le due finestre spalancate.

Flora aveva lasciato il letto da una settimana e il dottore le aveva assolutamente vietato di restare in piedi più di tre ore; ma ella si sentiva cosi leggera, dalla campagna, immersa languidamente nel riposo dell'autunno, salivano onde di vita cosi fragranti, che Flora, dopo essersi avvicinata alla finestra e aver bevuto a sorsi larghi e lunghi l'ossigeno dell'aria inebbriante come liquore, volle tentare di scendere le scale e, appoggiandosi al muro, sostando a ogni gradino, portandosi ripetutamente le mani agli occhi per vincere il capogiro, arrivò presso la soglia della sala e rimase in piedi, appoggiata allo stipite della porta, tanto si sentiva vacillare.

Germano, nel voltarsi per nuovamente attraversare la sala in tutta la sua lunghezza, vide la giovanetta davanti a sè, più alta, più snella, di una pallidezza diafana e di una purezza immateriale nel candore del bianco accappatoio di flanella, che le scendeva a fitte crespe dal collo alla caviglia.

Un fazzolettino di seta bianca, cingente la fronte a foggia di benda monacale e annodato dietro la nuca, aggiungeva grazia alla oblunga