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Germano rimase smarrito per un istante, non riuscendo a rendersi esatto conto della realtà e scrutando intorno a sè con torbido sguardo.

Balbina continuava a fissarlo e da quegli occhi chiari e ostinati veniva a lui un malessere insop portabile.

Gli pareva che migliaia di piccoli insetti cam minassero per la sua cute e che dentro il cranio un martello picchiasse assiduo. Stava in piedi, addossato al tronco della quercia, senza riuscire ancora a raccapezzarsi bene.

Balbina si avanzò di un passo e gli si trovò tanto vicina che Germano vedeva il palpito della gola di lei e poteva seguire il corso di una stilla di sudore scendente, pian piano, dall'attaccatura del collo e dilatantesi presso l'agitata rigonfia tura del seno.

La ragazza rideva sottovoce, a sussulti ner vosi, e il candore voluminoso del petto, in gran parte scoperto, era solcato da molte minute in crespature, come la superficie di un lago sotto la luna, quando un pesce passi e guizzi a fior d'ac qua, sommergendosi subito e scomparendo nelle profondità dell'onda.

— Io sono vestita alla peggio — ella disse --Fa tanto caldo.

Germano si passò a più riprese la mano sulla fronte e si gettò indietro le ciocche arruffate dei capelli.

— Mi dispiace di aver'e messo paura. Balbina soggiunse, dopo un momento di si lenzio, tirando a sè un ramo pendulo e comincian do, per vezzo, a mordicchiarlo. — Le belle ragazze non fanno paura — ri spose Germano affettatamente spavaldo, vergo-