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Germano eresse il petto e chiamò a voce alta:

— Dottore! Il Giani, che camminava in fretta, tenendo un fazzoletto bianco sciorinato sull'ampio cappello di paglia, guardò intorno a sè per vedere di dove la voce salisse, poiché Germano rimaneva com pletamente nascosto nel seno ombroso giacente fra l'albero e il folto canneto. — Chi mi cerca? — gridò il Giani col suo consueto tono collerico. — Germano Rosemberg — rispose il giovane dal suo nascondiglio; e senza muoversi, tanta era in lui la fiacchezza di tutte le membra, lan ciò oltre la quercia una grossa zolla per indicare al dottore dov'egli si trovasse. — Ah! sei tu? — esclamò il Giani, girando intorno alle complicate ramificazioni delle radici, che il tronco aveva distese per segnare il terreno con una fitta rete di vene legnose. — Perchè stai li in agguato? Germano lo interruppe, domandandogli con ansia: — E Flora? La faccia del dottore si oscurò, ed egli, asciu gandosi la fronte madida, rispose crollando il capo: — Ebbene, la faccenda non è allegra. — Dunque c'è pericolo? — esclamò Germano, coprendosi di pallore. — Non dire sciocchezze — rispose il Giani con aria seccata. — A diciotto anni non si muore, e poi, quando mi ci metto di buona voglia, so come si fa per prendere a pedate i becca morti.