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poiché del vino non restava più nemmeno una stilla in fondo al boccale fiorato, la giovanetta forbì col tovagliolo la bocca del vecchio e lo ri condusse nella sala, facendolo seder di nuovo nel vano della finestra.

Quando Flora tornò in cucina, a sparecchiare la tavola, pareva che un incubo si fosse dile guato coll'allontanarsi del conte, molto più che Germano aveva spalancato le imposte delle fine stre e che lo sfondo luminoso dei colli era ap parso, al di là della zona ombrosa proiettata dai muri della casa.

Flora gettò tovaglia e tovagliolo nell'interno di una decrepita cassapanca, addossata alla pa rete, e lasciò cadérsi a sedere sopra la cassapanca stessa, cogli occhi aperti e fissi a bere le tizia dal verde aurato della collina, che s' innal zava dolcissimamente e si allargava per accogliere nella sua conca più lauto giro di spazio.

Germano le sedette a lato e rimasero senza parlarsi, senza guardarsi, senza toccarsi, sentendo che il loro amore era in tutte le cose. Tutte le cose si facevano diafane per assorbire i loro pensieri e rifletterli integri e più forbiti; tutte le cose diventavano canore per intonare la can zone, echeggiante soave e ritmica nei loro cuori, ma di cui essi non avrebbero saputo riprodurre a. parole la sublime armonia.

Il gatto, acquattato col ventre sulla tavola, e con la coda turgida agitata da moti irrequieti, allungava a ogni poco la testa in rapidi guizzi, chiudendo le mascelle con metallico rumore di cerniera, quando riusciva a prendere qualche mosca dallo sciame ronzante.

Una vespa turbinava col piccolo ventre peloso,