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l'erba luminosa, e brividiva, riconoscendo nell'a lito dell'aria appena mossa, l'alito di Germano, allorché egli, chino verso di lei, le sfiorava, in certo, con le labbra i capelli.

Una spigolatrice, volgendosi a lei dal solco, le disse con bonaria semplicità:

— Guardi chi viene della parte del castello, signorina.

Il cuore della giovanetta ebbe un guizzo im petuoso di piacere.

Ella girò il capo e ·-- al di là dei covoni che, simili a mucchi d'oro, risplendevano sparsi attraverso il campo — vide Germano scendere in fretta per la bianca striscia della via, superare con agile salto la siepe ed avanzarsi spedito alla sua volta.

La giacca, nera e leggerissima, svolazzante nel moto del passo veloce, si gonfiava ai lati e scopriva fino alle ascelle la camicia di color lilla. Le scarpe, di bulgaro avana, rilucevano al sole come specchi, e le ciocche massicce dei capelli neri, di un nero cosi denso da parere violàceo, uscivano dalle falde di un panama autentico, get tato all'indietro con baldanzosa civetteria. Il viso gli raggiava di tale esuberante felicità, le fresche labbra, accese sotto l'ombra dei baffi, s' inarca vano in un riso di tale schietto fulgore, che Flora provò al cospetto dell'amato il brividio di terrore, onde le antiche ninfe erano prese, nel folto dei boschi, all'apparire di qualche nume desioso.

— Eccomi! — egli disse, ristando di fronte a lei e parlando col fiato grosso. — Mi è parso di sentire la tua voce che mi chiamasse, sono mon tato in bicicletta, ed eccomi qui. Arrivo dalla città.