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— Come rubato? — gridò Tebaldi. — Mio padre lo ha pagato fior di quattrini quel pezzo di terra — e si batteva il pugno sul petto, a testimoniare con giuramento la provenienza legittima della sua proprietà.
— E tuo padre i quattrini dove li ha presi? Tuo padre se li è forse coniati da sè i quattrini?
Giovanni rimase un attimo sconcertato, perchè, veramente, la provenienza della fortuna di suo padre non era troppo limpida, ma si ricompose e vociò con foga:
— Li ha guadagnati in America. Tutti sanno che mio padre ha fatto fortuna in America!
— Oh! bravo! In America! — esclamò il dottore con sarcasmo. — Il paese dei galantuomini! Basta che uno si senta prudere le unghie e corre subito in America. Ma, dimmi un po’, perchè tanti poveri diavoli tornano dall’America più miserabili di quando sono partiti?
— Perchè sono imbecilli!
— No, perchè rispettano le tasche altrui! Giovanni allungò il Anso con espressione di completa indifferenza:
— Questo conta zero. La terra comperata da mio padre è mia e me la tengo.
— Fino al giorno che verranno a pigliartela.
— Chi? Quando? Se la metteranno forse sotto il braccio la mia terra, non è vero?
— Non se la metteranno sotto il braccio. Cacceranno via te a pedate.
— A me? Io, per tua regola, le pedate le do, non le piglio.
— Andiamo, non fare il gradasso. Vorrò vederti quando saranno in mille, diecimila ad al lungare il piede contro di te!