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care dall'angusto viottolo fiancheggiato di siepi. Balbina stava in piedi, addossata a un tronco; il vento scuoteva forte i rami che si contorcevano gemebondi, le nubi correvano fosche pel cielo ed ella era felice.

Suo padre affogava intanto nell'acqua limac ciosa del vascone. Possibile che soli dodici anni fossero trascorsi da allora?

Possibile che Germano, Balbina, ed ella stessa fossero le persone medesime di quel pomeriggio autunnale?

Dio! come la vita è bugiarda! Promette tanto e non mantiene niente!

Era già tardi quando si divisero col proposito di rivedersi spesso. Si sentivano soddisfatti gli uni degli altri e furono scambiate ripetute strette di mano piene di amichevole cordialità.

Il cavaliere, di solito poco espansivo, pregò il Rosemberg di tornare presto.

Gli avrebbe mostrato la sua collezione di fran cobolli e avrebbero giuocato qualche partita, a dama, sulla terrazza.

Germano rimase pensoso fino al suo apparta mento di via Torino; ma, coricata Reginetta e trovatosi solo con Balbina, non potè fare a meno di esporre il suo pensiero.

— La signora — così egli chiamava Flora, parlandone con la moglie — ha torto di lamen tarsi di suo marito. Il cavaliere mi pare una per sona rispettabile. Non capisco perchè la signora ne dica tanto male.

Balbina, riponendo accuratamente nell'armadio il vestito nero di Germano, rispose:

— Flora non ha il cervello a posto. Anche sua madre se ne lamenta.