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— Sono discorsi inutili — insisteva il cava liere — sull'esazione delle tasse poggia il be nessere della convivenza sociale. Io esco di sera e trovo le vie illuminate; esco di giorno e le trovo spazzate ed inaffiate, n, giusto o non è giusto che io paghi illuminazione e nettezza?
— Sarà come lei dice — esclamava il Rosemberg eccitatissimo — Ma le mie tenute nes suno pensa a illuminarle, e se l'acqua non cade dal cielo, il raccolto brucia allegramente, senza che il governo se ne dia pensiero.
— Il governo qui non c'entra. E questione mu nicipale.
— Io non guardo chi piglia, guardo quello che do.
Flora gustava una gioia amara nel denigrare Germano dentro di sè.
L'osservava per la prima volta in conversa zione e, per la prima volta, l'orgasmo dei sensi o la concitazione dello spirito, non le facevano velo al giudizio.
Egli vestiva bene, ma senza garbo. Il solino, troppo alto, gli segava la nuca e una rigonfiatura di carne arrossata contrastava con la bianca lucentezza della tela. Non si era mai accorta che fosse così grasso anche lui. E perchè si era abbigliato in tuba e soprabito per recarsi, di estate, sopra una terrazza? Il soprabito, stretto alle spalle, pareva doversi schiantare ad ogni mossa e le falde ricadevano intorno alla seggiola, ondeggianti al pari di una gonna. Chiuse gli occhi e rivide Germano in farsetto di velluto alla cacciatora, col fucile a tracolla, il cappello moscio piantato di traverso, e Flock sbu-