Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/336

La gita d'amore veniva protratta e una placida passeggiata in famiglia aveva luogo tra i viali del Pincio, nell'ora della musica. Germano dava la mano a Reginetta; Balbina si appoggiava al braccio di Flora, che provava in cuore un' ira mista di nausea e davanti al cui sguardo la noia intesseva con fili viscidi una fosca ragnatela.

Al momento di lasciarsi. Germano le premeva forte la mano con intenzione, ma la mano di lei rimaneva inerte, non rispondendo alla stretta.

Spesso accadeva che i loro appuntamenti clan destini non potevano aver luogo, perchè Balbina li scompigliava; ed era sempre l'amante che do veva rassegnarsi di fronte alle esigenze della moglie.

Balbina faceva anche all'amica certe confidenze che producevano a Flora l'effetto di uno straccio di cucina, gettato sopra l'azzurro manto serico di una regina che vada sposa nel mondo delle fate.

Germano aveva l'abitudine di russare, dormendo; russava tanto forte che Balbina doveva scuoterlo per paura che destasse i vicini; Germano man giava molto, anzi troppo e lo stomaco era la via più breve per arrivare a toccargli il cuore; Ger mano era pigro. Se gli avessero detto che, fati cando un pochino, sarebbe giunto a toccare il cielo col dito, egli vi avrebbe rinunziato per non iscomodarsi. Germano era fiacco di carattere. Se Balbina fosse stata prepotente, avrebbe potuto menarlo per il naso e condurlo a bacchetta come un bambino.

Flora ascoltava con la rassegnazione passiva di un prigioniero incatenato che veda scavar la fossa, dentro cui dovranno tra poco seppellirlo. La fossa