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sua posa, potesse scriverle di quelle lettere aride più della selce.

Vedendoselo accanto anelante e insaziabile, ella gl'insinuava le dita fra i capelli e gli domandava:

— Perchè, quando sei lontano, non mi scrivi le cose che mi dici quando sei vicino? Mi ren deresti felice e invece mi fai tanto soffrire.

Egli doveva confessare che lo scrivere lettere era per lui un vero supplizio.

— Capisco che tu per amarmi hai bisogno di vedermi — Flora diceva con accento di rim provero.

Germano non esitava a convenire che, veden dola, e sopratutto abbracciandola, sentiva di amarla molto di più.

Ella rimaneva imbronciata, dichiarando essere un povero amore quello che illanguidisce per la assenza, mentre Germano asseriva, ridendo, che anche Tarnore ha bisogno di nutrimento per man tenersi robusto; e la teneva sotto il suo sguardo, meravigliato di scoprire in lei sempre bellezze nuove, e ammirando tutto di lei con rapimento; il bagliore dei capelli, il diafano candore delle spalle, la snodatura del dorso, il profumo delle vesti, la fronte levigata al pari del marmo, le pa role appassionate, le idee assurde, le fantastiche bizzarrie sentimentali.

Quanto a lei idolatrava l'amante, ma, per es sere con Germano divinamente felice, aveva bi sogno di foggiarsi nella fantasia uno stato di verso da quello che la realtà le presentava. Se tacevano qualche passeggiata in carrozza fuori delle mura, lo sfondo vasto e solenne della cam pagna romana, non le bastava; per gioire dell'ora doveva fingersi di essere con Germano in mezzo