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occhi grifagni, mentre la bocca, aprendosi a un sorriso d'incoraggiamento, lasciava scorgere il vuoto dei due denti mancanti.

— Questo è un piccolo secreto fra lei e me, non è vero? Se il cavaliere, che è suo marito, non deve saper niente, perchè Anna Maria, che è la persona di servizio, dovrebbe saper tutto? — e spingeva, pian piano, verso la signora i biglietti da cento con la punta delle dita grosse e flosce.

Le piccole mani di Flora si allungarono rapide, con moto istintivo, ad afferare il danaro. Era la prima volta in vita sua che possedeva una somma all'insaputa di tutti, una somma di cui potesse disporre a piacere, senza vedersi obbligata a do mandare il permesso di spendere, nè a dare spie gazioni dopo avere speso.

Ella non aveva mai desiderato il danaro, per chè mai ne aveva posseduto; ma, nell'udire il fruscio lieve di quei fogli setacei, provò un moto d'orgoglio, quasi un sentimento di emancipazione da una schiavitù, di cui fino allora non aveva misurato l'enorme fastidio.

L'idea di mandare a Germano un ciondolino d'oro per la catena dell'orologio, le procurò un sussulto di gioia.

Prese il danaro senza più discutere e domandò a Penelope che cosa c'era da fare per garantirla.

— Niente, signora mia, niente altro che fir marmi questo pezzetto di carta — e si tolse dal seno una strisciolina di carta, a cui la signora, pensando ad altro, appose la firma nel punto in dicato da Penelope.

Era una cambiale in bianco e senza data, che la portinaia piegò in due, accuratamente, mentre