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largo censo, persona oltre ogni credere stimabile e ragguardevole, intelligente, istruita e affezionata, amico zelante e devoto, pronto in ogni emergenza a spendere il proprio danaro e la propria autorità a vantaggio di una signora, rispettabile anch’essa e ragguardevole, ma sprovvista di mezzi di fortuna e bisognosa di protezione disinteressata.

Non c’era lettera di Adriana, in cui l’onore vole di Montefalco non facesse la sua pomposa apparizione, preceduto da parecchi aggettivi, fiancheggiato dai titoli di commendatore e deputato, seguito dalle più iperboliche frasi d’imperitura riconoscenza.

Si sarebbe potuto supporre che certe lettere di Adriana fossero state scritte di preferenza per essere lette dall’amico presente, anziché dalla figliuola lontana, la quale provò uno strano senso di malessere allorché la madre le accluse la minuta di un bigliettino eccessivamente espansivo, che Flora dovette copiare a malincuore e a malincuore spedire all’onorevole. Ma del sacrificio Flora venne compensata ad usura quando, tre giorni dopo, ricevette la fotografia di Adriana vestita in gran lutto, con le bende vedovili formanti cornice intorno al viso paffuto ed audace. La posa della persona, ritratta in piedi col fianco lievemente appoggiato al dorso di una seggiola, era così molle, la gonna, a mezzo strascico, aderiva con tale sapienza sopra la curva delicata del fianco, il corpetto, a grandi risvolti di crespo, secondava con tale sagace compiacenza il volume del seno e il cerchio sottile della vita, i capelli si alzavano con ondulazioni tanto graziose e morbide intorno all’ovale del viso, la bocca s’inarcava nel riso con tanta procace giocondità,