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Il Rosemberg avrebbe dovuto partire dopo cin que giorni dalla gita a Tivoli; ma ne erano tra scorsi quindici e non poteva decidersi a lasciare Roma.

Aveva scritto a sua moglie, domandandole l'in vio di altro danaro e dicendole che le si presen tava occasione favorevole per fare un viaggetto a Palermo in ottima compagnia. Balbina aveva spe dita la somma richiesta, senza permettersi la me noma osservazione, se non che, fra le righe della lettera asciutta e breve, egli aveva indovinato il malcontento, aveva sentito serpeggiare quella col lera sorda, con cui Balbina lo punzecchiava fred damente nei giorni di malumore, amareggiandogli l'esistenza con piccoli dispetti subdoli e obbli gandolo sempre a capitolare, giacché egli aveva bisogno di percorrere con trotto uguale e misu rato il sentiero della vita, senza preoccuparsi se la strada fosse buona o cattiva, nè dove mettesse capo. A lui piaceva che qualcuno gli tenesse le