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guide, egli giurava di fuggire: ma, grazie a Dio, guide non ne trovarono e la villa era completa mente solitaria in quell'ora del meriggio. Degna rono appena di uno sguardo la sfilata delle stanze nell'appartamento estense.

Gli alti soffitti, le pareti ornate di pitture, le grandi porte, le piccole finestre, la scala scendente a doppia rampa dal balcone alla villa, erano muti per essi quale uno strumento musicale di sagoma inusata e da cui essi non avrebbero saputo trarre alcun suono, non essendo in grado di rievocare nel salone centrale la figura chiomata di un poeta declamante versi latini a un gruppo di belle dame abbigliate sfarzosamente, o lo strascico di una porpora cardinalizia, serpeggiante con lentezza maestosa lungo i gradini marmorei. Scesero nel parco per la interna scaletta a chiocciola e so starono un momento davanti a una piccola fine strella, di dove scorgevasi il magico scenario dei colli tiburtini.

Le case di Tivoli, aggruppate a destra, sem bravano giuocattoli disposti da mano sapiente per la varietà del paesaggio.

Flora rimase abbagliata. — E' bello! --· ella mormorò, girando lo sguardo a bere la luce. — Tu sei bella — egli le disse all'orecchio con voce piena d'ardore. — Anche la vita è bella! — Flora ripetè con voce di estasi e, appoggiata lievemente una gota sopra la spalla di Germano, rimase cogli occhi socchiusi ad assaporare la dolcezza dell'attimo fuggente. Egli, in uno struggimento di tenerezza, la baciò a lungo sui capelli, aspirando con voluttà il prò-