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Certo Flora aveva letto ciò, gran tempo in dietro, forse in un libro dove si parlava di Carlo il temerario o di Riccardo cuor di leone. Senza dubbio c'era in quel libro una fuga, un assalto nel folto di un bosco, la prigionìa di un cava liere e gl'inutili gemiti di una dama bionda.

Flora s'identificava con la dama; Frigarello diventava un sicario, il villano conducente l'asino, un paggio traditore, e Germano un eroe trasci nato alla morte per averla troppo amata.

Il bonario Frigarello intanto si era tolta la ca sacca di tela grezza e gocciolante sudore nella camicia a piccoli quadri rossi e bianchi, raccon tava a Germano le avventure disastrose di una vecchia zitella inglese, la quale aveva voluto per correre il tragitto della discesa senza di lui.

Non le era successo niente di male, perchè Tivoli è un paese dove non succedono disgrazie nemmeno a volerle, ma la zitellona aveva passato un brutto quarto d'ora per rintracciare la via delle grotte, domandando spiegazioni in una lin gua che nessuno capiva.

Ogni paese ha le sue specialità, e la specialità di Tivoli erano le cascate unitamente a Friga rello.

— Ecco, di qui loro possono andare alla grotta delle Sirene — egli disse, mentre Germano sol levava Flora di peso dalla sella e se la teneva un momentino appoggiata sul cuore, aspirando l'alito di lei.

Egli sentiva la cara personcina diventare inerte nell'abbandono e vedeva i dolci occhi socchiudersi e illanguidirsi; ma a un tratto Flora uscì come da un sogno, si divincolò e si mise di corsa per la scaletta conducente alla grotta delle Sirene.

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