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Si chinarono entrambi, con moto simultaneo, a leggere la scritta e il braccio di lui sfiorò la spalla di Flora, che indietreggiò spaventata e che rimase poi confusa e vergognosa del suo spa vento.

— Bisogna che io vada a casa — ella disse, misurando a un tratto il pericolo e avvertendo già la vertigine dell'abisso che l'attirava.

— Bisogna che io vada a casa. E' tardi; e mio marito torna alle sei.

Germano provò l'impressione di un secchio di acqua gelata che gli avessero buttato sulla schiena. Che imbecille! Egli ridiventava ragazzo!

Dimenticava di avere trentasei anni; dimenti cava che Flora ne aveva più di trenta, che era maritata e a un marito vecchio per giunta.

Glielo aveva riferito il dottor Giani, con pa role di furore, e ricordava benissimo che Balbina, apprendendo la notizia, aveva esclamato:

— Flora ha preso un marito vecchio? Gliene farà vedere delle carine!

Infatti poteva anche darsi che quel povero ma rito avesse dovuto vederne di ogni risma. Flora era bellissima e aveva una testa esaltata, non facile a tenersi in briglia.

Comunque, egli l'aveva amata fervidamente, e quell'incontro inaspettato, l'ora del tempo, il luogo, l'insorgere tumultuoso dei ricordi gli avevano dato, per un'ora, una solenne ubbriacatura di poesia.

Intanto una tristezza grigia e tetra scendeva ad avvolgere l'anima di Flora.

Era il bimbo, di cui ella aveva evitato la pic cola tomba coperta di fiori, che si rivoltolava dentro la bara e che aveva freddo sotto la terra?