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mmento suo non costa, forse, due, tre, dieci volte di piu?

Renato invariabilmente rispondeva: «Carissimo papà, io voglio andare a Torino.» E (xiorgio si era deciso ad accompagnare il ragazzo per vedere le cose con gli occhi suoi. bloia esalava un sospiro lungo di sollievo ogni qualvolta ripensava a quelle dodici notti di bea titudine, quando ella, trovandosi sola nell'ampio letto matrimoniale, si sforzava a rimanere sveglia per assaporare il piacere ineffabile di non vedere la testa grigia del marito sopra il guanciale, e non udire il grosso respiro di lui negli intervalli del sonno. In dieci anni di matrimonio quelle notti di solitudine erano state le uniche veramente felici.

Il cavaliere, dopo aver messo in bilancio per fino il centesimo, aveva assegnato a suo figlio una somma mensile di novanta lire, che spediva egli stesso puntualmente il primo giorno del mese, al tocco, uscendo di casa per tornare all'ufficio.

Flora, in parte con la complicità di Anna Maria, in parte senza parlarne a nessuno, inviava al fi gliastro frequenti lettere raccomandate; Renato spediva subito alla giovane matrigna una bella cartolina illustrata, che il cavaliere disponeva con cura, dentro un grosso album, senza sospettare quanto i piccoli cartoncini rettangolari gli costas sero salati.

E cosi i giorni erano sfilati sonnolenti, scialbi, monotoni, incappati di grigio, uniformemente,senza una sosta, senza una corsa, sospingendosi con muto gesto e immergendosi accidiosi nello stillicidio freddo dell'ombra.

Tutto era rimasto dunque immutato nella fa-