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lunga, giudicando utile favorire la digestione con una passeggiatala discreta e regolare; passeggiatina che ripeteva la sera, dopo il pranzo, ma con itinerario variato per distrarre anche lo spirito.

Alle undici si coricava per ricominciare da capo l'indomani. Faceva cosi da venticinque anni, e da venticinque anni se ne trovava bene!

Flora passava gl'intieri pomeriggi seduta presso la finestra della sua stanza, agucchiando intorno a qualche piccolo indumento e ogni punto messo nella tela candida, era una trama d'oro ch'ella aggiungeva al vasto e ondeggiante labaro del suo sogno.

Ogni giorno che fuggiva rendeva più prossima la venuta del caro piccolino, e il caro piccolino arrivò in una calda notte del mese di luglio.

Flora si destò in preda a terribile agitazione. Il respiro le veniva meno per i palpiti precipi tosi del cuore e, mentre ella respingeva da sè la coltre leggera, parendole di soffocare, una fuga di globi incandescenti le passò rapidamente da vanti alle pupille. Provò a sollevare le braccia, ma le braccia le ricaddero inerti come di piombo e, all'improvviso, uno spasimo acuto la fece con torcere, strappandole un gemito soffocato. Dio! Dio! Chi le attanagliava così le viscere furiosa mente?

Appena le fu possibile di parlare, chiamò Gior gio e lo supplicò con parole interrotte di spalan care la finestra.

In meno di un attimo l'appartamenlo fu scon volto.

Anna Maria, affrettandosi intorno agli ultimi preparativi, chiamava in aiuto tutt'i Santi, men tre Giorgio rimaneva, con le mani penzoloni,