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contessa ebbe una smorfìetta d'intenerimento, pen sando al caro marmocchietto che, fra poco, la avrebbe fatta scomparire col chiamarla nonna.

Al momento di sedersi a tavola avvenne un piccolo incidente.

Il cavaliere osservò subito che Renato, more solito, aveva mangiato un panino fuori pasto e si era mesciuto due dita di vino rosso.

Ecco, quest'abitudine di Renato era inconcepi bile e urtava indicibilmente i nervi al cavaliere. Che scopo c'è d'ingoiare un panino proprio sul punto di andare a pranzo? E in quale paese del mondo, un ragazzo ben educato, di quindici anni, si comporta come un monello maleducato di cinque? Certo era una debolezza, Giorgio ne con veniva: ma quell'ostinazione di Renato lo irritava e quel panino che non c'era più gli diminuiva l'ap petito.

Stupidaggini? Sissignori; ma per un figlio le stupidaggini di un padre dovrebbero essere cosa sacra.

Flora prese le difese del ragazzo, Adriana quelle di sua figlia, il colonnello quelle di sua moglie e ne nacque un piccolo battibecco, durante il quale Renato forbiva tranquillamente' il proprio cucchiaio con un lembo del tovagliolo; altra abi tudine pessima che il cavaliere giudicava sconve nientissima.

La nube lieve peraltro fu presto dissipata e il desinare procedette senza inciampi.

Dopo il caffè, le signore passarono nella stanza da letto, non potendo Flora sopportare l'odore di tabacco.

— Indovina chi ho incontrato nel venir qui? — disse Adriana, cingendo col braccio la vita della