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moglie seguitava a pianger sempre più forte, riprese con allegria piena di amarezza.

— Ma se te lo dico che la colpa è mia! Sono io che pago e sono io che ho torto. Va bene così? Ti conviene? Vuoi che io ti chieda scusa? Parla pure. Io sono pronto a tutto.

La giovane signora singhiozzava tanto dispera tamente che Anna Maria accorse dalla cucina.

— Benone! — ella esclamò indignata. — La faccia piangere e poi si lamenti con me quando la signora ha il mal di testa!

Giorgio sottopose a lei la faccenda delle dieci lire; ma Anna Maria rispose fieramente che, quando una donna si trova in quello stato, ha il sacro santo diritto di non essere tormentata nemmeno per un milione.

Flora aveva cessato di piangere, perchè era sve nuta.

Dovettero scioglierle le vesti, trasportarla sul letto, spruzzarle il volto di acqua.

Giorgio si affannava a prodigarle mille cure, preoccupatissimo dall'idea di veder giungere la suocera, mentre Flora si trovava ancora in quelle belle condizioni.

Sarebbe stata cosa impagabile che lo avessero anche accusato di tiranneggiare sua moglie!

Ma quando la signora Frezzati arrivò, tutto era tranquillo.

Adriana, reduce da un viaggetto a Parigi, in dossava una lunga cappa tagliata a sacco, che la faceva apparire anche più snella. Un cappello biz zarro, coperto di piume, le ombreggiava il volto ridente. Ella varcò la soglia del salotto da pranzo, stretta al braccio di suo marito, il quale, fresco, arzillo, ben rasato, sembrava l'immagine della fe-