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Nella sua qualità di uomo educato sentiva il dovere di supporre che la moglie non facesse degli sperperi; ma, nella sua qualità di capo di casa, sentiva il diritto di esigere una spiegazione. Moglie e marito sono uguali certamente; ma a patto espresso che la moglie non muova un dito senza chiedere prima il permesso all'autorità mari tale. Flora facesse dunque il piacere di spiegarsi e confessare in qual modo aveva spese quelle dieci lire, che la mattina c'erano ancora e che la sera non c'erano più.

La giovane signora taceva ostinatamente, mentre Renato, da ragazzo discreto che non vuole e non deve assistere alle dispute dei genitori, aveva preso il cappello ed era uscito alla chetichella dal sa lotto.

Il cavaliere stringeva Flora nelle sue argomen tazioni. Le mancava forse qualche cosa? Non si faceva egli uno scrupolo di contentarla sempre, in tutto? Il giorno avanti aveva desiderato le fragole, una costosa rarità in marzo, e non aveva egli, forse, ordinato ad Anna Maria di comperarne a qualsiasi prezzo? Nel limite delle proprie forze il cavaliere non chiedeva di meglio che soddi sfarla, purché ella si spiegasse, purché non facesse misteri, purché, quando i biglietti di banca spa rivano, si avesse almeno il magro conforto di sa pere dov'erano andati a finire.

Flora, a un certo punto dell'omelia, ruppe in lacrime come una bimba.

— Ci siamo — disse il cavaliere, fregandosi le mani — tu piangi e io pago! Seguitiamo pure cosi e andremo a vele gonfie. Semplicemente mi piacerebbe di sapere in che modo le lacrime risolvono una situazione — e vedendo che la