Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/247

sorveglianza, essendosi convinto che sua moglie possedeva nozioni molto elastiche intorno al va lore del danaro. Ciò era vero.

Flora, non avendo avuto occasione mai di spen dere direttamente, non misurava affatto la rela zione esistente fra una determinata somma di da naro e la quantità corrispettiva di benessere che quel danaro poteva fornire. Come, secondo lei, un biglietto da mille costituiva una fonte inesau ribile di ricchezza, a cui si poteva attingere senza misura, così un biglietto da dieci costituiva una somma trascurabile, di cui non valeva la pena tener conto.

Ella dunque disse a Renato: — Dal momento che ti ho dato un biglietto da dieci, poco vale che tu rni restituisca un bi glietto da cinque — e poiché nell'orologio del salotto scoccarono le sei, e allo scoccar delle sei, il cavaliere varcava immancabilmente la porta di casa, ella, con gesto di cordiale monelleria, disse in fretta e sottovoce: — Presto, nascondi. Ecco papà. Renato fece scomparire il biglietto nella tasca, ed entrambi risero, contenti e maliziosi, simili a due ragazzi felici d'ingannare la vigilanza di un severo pedagogo. Giorgio si recò anzitutto nella propria stanza a cambiarsi di vestito, poscia si recò in salotto a salutar la moglie. Ma, appena entrato, vedendo che il figlio aveva deposto il cappello sopra una seggiola e scorgendo un mucchietto di cenere sopra l'angolo di un tavolinetto di lacca, comin ciò una delle sue prediche interminabili. Era una bella abitudine, non è vero? quella di deporre gli oggetti in salotto anziché nella