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vola, sollecitando Flora a indossare l'abito da viaggio, se non si voleva perdere il treno di Fi renze.
Sotto la tettoia della stazione, sul punto di dare a Flora l'ultimo abbraccio, Adriana le disse all'o recchio, con una risatina piena di malizia:
— Siamo intese, non è vero? Non lo faremo disperare troppo questo povero marito! — e scam biò col colonnello un'occhiata furba d'intelligenza.
Quando il treno si fu mosso e Adriana ebbe lanciato, agitando il fazzoletto, l'ultimo augurio, Giorgio accomodò meticolosamente le valigie sulla reticella dello scompartimento di prima classe; si tolse il cappello, che ripose nella cappelliera, si calzò bene il berretto da viaggio, molto annoiato che il berretto lo stringesse un poco alle tempie, si asciugò il sudore della fronte, si tolse i guanti, allentò il nodo della cravatta, poi sedette vicino a Flora e le cinse la vita con un braccio.
Flora cominciò a tremare quasi per l'immi nenza di un pericolo.
— Andiamo, non essere bambina — egli le disse con dolcezza — Devi capire che io non voglio farti nessun male. Anzi, tutt'altro; ma tu devi essere buona, devi pensare che mi appar tieni — e, fissandola sempre più da vicino, sem pre più cupidamente, l'attirò a sè con forza e le posò, all'improvviso, la bocca sulle labbra.
Flora si divincolò in preda a un folle spavento e balzò in piedi, fremente d'ira e disgusto.
Al contatto di quelle labbra ogni proposito di sommessione era svanito in lei e un istinto di lotta le insorgeva selvaggio da ogni fibra.
Ella comprese che un fatto mostruoso stava per compiersi, che la legge l'abbandonava senza difesa