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L'ufficiante, alto e ossuto, col volto assai gio vanile illuminato da profondi occhi tagliati a man dorla, scese i gradini dell'altare e si avvicinò agli sposi.
— Volete prendere Flora Vianello, qui pre sente, in vostra legittima moglie, secondo il rito di Santa Madre Chiesa? — egli domandò con, accento grave, rivolto al Gualterio.
Giorgio si raschiò la gola, poi disse reciso: ·-- Voglio. Il sacerdote si girò dalla parte di Flora e ri petè la formula con accento anche più grave. Flora spalancò gli occhi cerulei sul viso au stero del sacerdote, il quale, accennò, con le labbra, a un sorriso tenue per incoraggiarla. Flora chinò il capo e accompagnò di un si, appena percettibile, il gesto di assentimento. Il sacerdote, guardando fisso davanti a se, so pra le teste piegate degli sposi, disse: — Io vi unisco in matrimonio in nome del Padre, del Figliuolo, dello Spirito Santo. Amen. — e, preso il sottile cerchio d'oro, simbolo di fede, soggiunse con enfasi contenuta: — Oremus.' Benedici, o Signore, quest'anello che noi, in nome tuo, benediciamo, acciocché co lei che lo porterà, serbando ili pace fedeltà in violata al suo sposo, resti anche salda nel tuo volere e viva sempre in reciproco amore. Per i meriti di Cristo Signor Nostro, Amen. Un brividìo sottile corse per la schiena di Flora. Ella sentiva di stringere ai piedi dell'al tare un patto di vita e di morte, ma sentiva, in pari tempo, che quel patto le appariva tremendo. Con tutta l'energia della fede implorò forza dall'alto.