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scendeva fin sotto la cintola, aspettava Camilla ed Anna Maria, con le quali aveva combinato di re carsi nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, ove il matrimonio religioso sarebbe stato celebrato, dopo quello civile.
Due carrozze chiuse attendevano.
Nella prima si collocarono gli sposi, Adriana e il colonnello; nella seconda Renato con l'altro testimonio.
Le due carrozze, percorsa al trotto la via, si fermarono nella piazza del Campidoglio, di fronte al portico di destra.
Flora, nello scendere, vide confusamente, attraverso a un velo di tetro incubo, la grande spianata, gioconda di sole, con una statua a ca vallo nel centro e un'ampia vasca nel fondo. Le pareva che la luce del giorno fosse spettrale, che la statua a cavallo stesse lì per minaccia, che la fontana piangesse e che il pianto della fontana fosse quel pianto stesso, che ella doveva tenersi chiuso nel cuore!
Entrarono in una misera saletta e Renato, che conosceva il latino, lesse ad alta voce la scritta incisa sull'architrave esteriore della porta: Universit. carpentarior.
Molte persone già si affollavano entro l'angusto recinto: signore, con seriche vesti fruscianti, signori in frack, popolane con le dita cariche di anelli e lunghi pendenti alle orecchie, operai col cappello piantato alla brava, ragazzine con le chiome sparse e rivestite di lieti colori, bimbi miagolanti tra le braccia delle mamme agghindate.
Erano incolleriti tutti per il ritardo dell'assessore.
Il corteo di un matrimonio di gente del po polo occupava mezza la sala.