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Tali parole avevano annoiato molto il cavaliere, perchè egli, per la sua pace, esigeva che tutti fossero soddisfatti.
Bronci, rimbrotti, parole più o meno velate di rimprovero, non danno forse tanto fastidio quanto un paio di scarpe strette?
E, nella vita, non è forse meglio camminare placidamente, a passi uguali e piani, senza ten tennamenti nè preoccupazioni?
Alla fin fine anche Renato aveva diritto a molti riguardi, perchè il contegno suo con la futura ma trigna era corretto irreprensibilmente. Aveva smesso di scherzare con lei, non la chiamava più Fior di giunchiglia e, rivolgendole il discorso, abbassava la voce in segno di rispetto. 11 ragazzo fece anche di più. Si valse dell'intercessione di Flora per indurre suo padre a non lesinare troppo sugli spiccioli destinati ai minuti piaceri, e per farsi regalare un orologio d'oro che egli desiderava cupidamente da lunghi mesi.
Il cavaliere largheggiò con Renato, e gli re galò, quantunque di malavoglia, l'orologio d'oro tanto ambito, standogli a cuore che si stabilissero buone relazioni fra sua moglie e suo figlio; ma pose in guardia Flora, dicendole che Renato era avido più di una spugna e che, a lasciarlo fare, c'era da uscire scorticati vivi come Bragadino dalle unghie del ragazzo!
La grande giornata arrivò! Una giornata te pida e snervante, in cui pareva che l'autunno, avesse adunati nell'aria tutti i vapori inebbrianti de' suoi vigneti.
Dopo una notte quasi insonne Flora si svegliò con la testa che le pesava e il cuore che le ta ceva tanto male.