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I un grosso album rilegato in pelle rossa e chiuso da un fermaglio di metallo.
— Venga qui; si metta a sedere — Giorgio disse, deponendo l'album prezioso sopra un ta volo rotondo.
Flora si avvicinò e sedette. Il cavaliere cominciò a sfogliare l'album con mille precauzioni, mostrando a Flora, che non ci capiva nulla, una serie di francobolli, quasi tutti vecchissimi e sgualciti, disposti sopra fogli di carta bianca e portanti a tergo le relative indicazioni. — Vede? egli disse, fermandosi all'ultima pa gina e avvicinando cautamente l'unghia del dito mignolo a un francobollo turchino, mezzo sbia dito. Vede questo francobóllo? Certo, Flora lo vedeva; ma, a dire il vero, non ci trovava nulla di straordinario. — Questo è un Hawai di tredici centesimi — disse il cavaliere con accento di trionfo. — E adesso, parli franca, quanto crede lei che possa valere un Hawai turchino di tredici centesimi? Flora rispose che un francobollo di tredici cen tesimi valeva, naturalmente, tredici centesimi. Il cavaliere ebbe un sorrisetto di compassioneaffettuosa per la grande ingenuità della signorina. — Questo francobollo, un Hazvai di tredici cen tesimi, capisca bene, un Hazcai turchino, vale la cifra di mille lire. Flora si strinse nelle spalle, ridendo maliziosetta. Ella non era poi così sciocca da prestar fede a simili enormità. — Già, mille lire, nè un centesimo di più, nè un centesimo di meno. E, se avessi la fortuna di possedere un Mauritius turchino di due pence,