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Il cavaliere si scusò per essersi presentato in quell'abbigliamento confidenziale, ma era tornato dall'ufficio cosi grondante di sudore che aveva sentito il bisogno di rinfrescarsi con una piòggia copiosa di acqua marcia.

— Fa caldo egli concluse — fa molto caldo a Roma, in agosto, eppure non cederei le como dità della mia casa per tutte le stazioni estive di questo mondo. Vada sulla terrazza, signorina, io m'infilo una giacca e sono da lei.

Sulla terrazza, Renato, in calzoni bianchi an che lui, con la persona snella stretta in una ma glia a righe, coi capelli accuratamente divisi so pra la tempia sinistra, stava disteso nella seg giola a dondolo, lasciandosi cullare come dentro un'amaca.

— Buon giorno, Fior di giunchiglia — egli disse,, alzandosi — Io le chiedo licenza di andarmene a fare una passeggiata.

— Esce adesso che arrivo io? — domandò flora, alzando un pochino le spalle in segno di dispetto.

— Si, Fior di giunchiglia, io esco — confer mò Renato e, fissando Flora con occhio strana mente canzonatore, soggiunse:

— Ed esco proprio per causa sua. — Per causa mia? — esclamò Flora. — Precisamente. Credo capire, da alcuni sin tomi, che papà abbia scelta la giornata di oggi per confidarle un secreto e le scene più importanti di tutte le commedie sono sempre a due personaggi. Flora contemplava il ragazzo in aria di straor dinaria meraviglia; ma Renato s'inchinò profon damente e abbandonò la terrazza, ridendo fra sè di un riso discreto.