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menti necessari alla celebrazione del matrimonio. Gli occhi di Giorgio, di solito apatici e son · nolenti, brillavano per gioia viva. — Fa piacere, non è vero, sapere che i nostri amici hanno fortuna? E non era egli forse amico della contessa? E il matrimonio con un bravo soldato, ricco di onore e di quattrini, non era forse una fortuna per la sua amica?
— Io cambierò di casa --· disse Adriana, sba datamente — e me ne andrò ad abitare ai Prati di Castello.
Non si comprendeva bene se l'annunzio di tale cambiamento riuscisse gradito o sgradito al cava liere Gualterio. Egli rimase assorto, con l'alta per sona piegata in avanti, e le palme delle mani so lidamente appoggiate sopra le coscie.
— Il colonnello Frezzati ha molti anni più di me — disse Adriana.
— Ah! sì, molti anni più di lei? — domandò il cavaliere, sempre pensoso.
— Già, egli si avvicina alla sessantina; ma anzitutto è un uomo conservato magnificamente, poi è giustissimo che il marito abbia molta più età della moglie.
— Già, infatti, perchè il marito non dovrebbe avere più età della moglie? L'uomo non deve forse dirigere la famiglia? E la donna non in vecchia forse prima dell'uomo?
Tali considerazioni Giorgio le faceva sottovoce, come rivolgendole a sè stesso.
Adriana disse con noncuranza: — Ma certo, ma certo. Io per esempio, non darei mia figlia a uno scervellato di vent'anni, mentre la darei con tutto il cuore a un uomo po sato di cinquanta.