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risposte venivano, esse dovevano portare cattive notizie, giacché Adriana strappava i fogli rabbio samente, borbottando fra i denti che gli uomini sono tutti uguali: senza cuore e senza memoria.

In certi giorni ella si chiudeva nel suo gabi netto di toletta, donde usciva fresca, odorosa, ben pettinata, avvolte le belle membra in qualche ampia vestaglia doviziosamente ornata di merletti, e andava a collocarsi di fazione dietro le imposte della finestra, forse nell'attesa di qualcheduno a cui ella aveva dato appuntamento e che non ve niva. A tali disillusioni seguivano accessi di vera disperazione, per nascondere i quali Adriana si rifugiava nella camera della figliuola, gettandosi taciturna e come annientata sul letto, o sfogan dosi a mordere il fazzoletto e a torcersi le mani.

Una volta, dopo essersi attentamente guardata nello specchio per alcuni minuti, domandò a P'iora:

— Ti pare che io sia diventata brutta? — Ma no --- rispose Flora con un sorriso, non potendo davvero supporre la recondita in tenzione di quella domanda. — Le donne invecchiano presto, e una donna che cominci a invecchiare è uno spauracchio per gli uomini — e sollevò sulla fronte la massa dei capelli biondi, a scrutare se, presso le tempie, qualche filo d'argento rilucesse; ma i capelli erano ancora di puro oro forbito. Flora le si avvicinò alle spalle, accostò il pro prio viso al vaso della madre e le disse affettuo samente: — Non avere di queste paure, mamma. Vedi? Sembri giovane quanto me. Adriana scrutò nel cristallo la sua immagine