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Li, in quel salotto dove anche 1' eleganza dei mobili esalava profumo acuto di peccato, di fronte a quella donna che lo fissava con occhi di scherno provocatore e di cui le labbra, troppo rosse, ac cusavano l'uso del carminio, egli provò una ri bellione di tutto il suo essere.
Gli pareva che Adriana con le morbide mani gemmate, avesse portato lo scompiglio nelle abi tudini regolari della sua placida vita, e il sordo rancore che, celato dall'appagamento del senso, gli serpeggiava nell'anima da qualche mese, gli si rivelò intero ed egli capi che sentiva il bisogno di farla finita una volta per sempre.
— No, sta tranquilla - egli disse, curvandosi un poco verso di lei e abbassando la voce --· non ti predicherò la morale, perchè, a ogni modo, tu non la comprenderesti.
Adriana ebbe un risolino stridulo; ma rimase imperturbata nella sua posa.
— Semplicemente voglio dirti che, quando ci si diverte a buttare il danaro dalla finestra, si deve, per lo meno, avere il coraggio di doman darlo da sè.
Adriana rispose lentamente, dondolando i piedi che teneva incrociati sul pavimento, e come se parlasse per forza, pensando ad altro:
— Anche supposto che io abbia suggerito a Flora di rivolgersi a te per quella miseria, la colpa è tua. Sei tanto avaro che, quando mi vedo costretta a domandarti cinque lire, provo un senso di paura. Flora ha bisogno di vestirsi e...
Egli non la lasciò finire. — Per l'amor di Dio, non ricominciare la com media dei vestiti di Flora! Me li avrai fatti pa-