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di nominare la sua famiglia, in presenza di quella povera bambina, che impallidiva e arrossiva per un nonnulla?
La giovanetta, infatti, si era coperta di rossore. Ella avrebbe voluto mostrarsi gentile, chiedere al l'onorevole notizie della sua famiglia e delle sue figliuole; ma le mendicanti non debbono varcare la soglia delle case perbene; anzi debbono rima nere nell'ombra il più possibile.
L'onorevole prese il pacchetto, che aveva de posto sopra una mensola, e lo porse a Flora sor ridendo.
Una contentezza quasi infantile gli brillava nel volto bonario.
·--- Per lei, signorina!... Prenda, è per lei — ripetè, vedendo che la giovanetta rimaneva im mobile a fissarlo spaurita coi grandi occhi turchini.
Flora prese l'involto macchinalmente. — Lo apra; andiamo, lo apra — egli disse con voce amorevole e, vedendo l'esitazione di lei, soggiunse allegramente: — Suvvia, si faccia coraggio. Non c'è mica una bestia feroce in quella scatola! No, no, tutt'altro! Flora sciolse il cordoncino dorato con le dita convulse, mentre la fossetta del mento pareva più cupa pel tremito delle labbra. Ella provava un'an sia, un terrore, un formicolìo di ribrezzo lungo la schiena, come se quel brav'uomo che le stava dinanzi fosse un carnefice, intento ad apprestarle qualche orribile strumento di tortura. L'emozione di lei era tanto evidente che l'or norevole ne rimase colpito. Egli la guardò affettuoso un istante, poi disse con gravità: