Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
del grembiale, introdussè l'onorevole nel salotto e sbirciò curiosamente la signorina cogli occhietti maliziosi. Senza dnbbio la signora contessa do veva già averle confidato ogni cosa.
— Buon giorno, signorina — disse l'onore vole con quel suo riso soddisfatto che dava una espressione cosi placida alla faccia rotonda, di visa in due dai baffi radi e biondastri.
·-- Buon giorno — rispose Flora, e avrebbe voluto aggiungere qualche altra parola; ma nel cervello le si fece un gran vuoto ed ella non seppe che cosa dire.
— La mamma è uscita? — domandò l'ono revole.
— Sì, la mamma è uscita — confermò la gio vinetta e diventò rossa, sembrandole che l'ono revole dovesse già subodorare qualche cosa nella constatazione di un fatto pur cosi semplice, visto che sua madre usciva spessissimo di mattina.
— Bene, bene, aspetterò; non c'è nessuna fretta — disse il Montefalco, asciugando col faz zoletto l'interno del cappello a cilindro. — Siamo di aprile e già si comincia a sudare in questa benedetta Roma. A ogni modo oggi parto; già, parto, e vado a casa mia!
— Ah! sì? --- domandò Flora e chinò gli occhi in preda a indicibile confusione. Forse l'o norevole Montefalco le scrutava nel pensiero e aveva accennato alla propria partenza per solle citarla a dirgli ciò che gli doveva dire.
— Sicuramente, sicuramente! Laggiù mi aspet tano e il giorno di Pasqua, dopo tutto, fa pia cere di trovarsi in famiglia.
Adesso fu la volta dell'onorevole di rimanere imbarazzato. Cosa diavolo gli era venuto in mente