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Adriana usciva intanto dal portone, elegantis sima nel suo vestito da mattina di stoffa grigio ferro. La gonna abbondante cadeva in pieghe mor bide, e il bolèro, a grandi risvolti, si apriva sulla carnicina di seta bianca, disegnata con minuscoli dadi azzurri. Il candido pennacchio del cappel lino, in giaietto, secondava il ritmo della svelta andatura. Adriana sollevò il capo, vide Flora alla finestra, le mandò un bacio sulla punta delle dita guantate, si voltò ancora presso l'angolo della via e disparve.

Flora rimase alla finestra a spiare, c*m un misto di terrore e impazienza, la venuta dell'onorevole, il quale arrivò poco dopo, in carrozza, tenendo sospeso a un cordoncino dorato un pacchetto av volto in carta sottile.

Il portiere si avvicinò ossequioso, a capo sco perto, mentre l'onorevole toglieva di tasca alcune monete.

Egli, entrando nel portone, disse forse a Gio vanni di pagare il cocchiere e tenersi il resto, perchè Giovanni s'iuchinò profondamente e di gnitosamente.

Il cuore di Flora batteva a martello ed ella, sopraffatta da un istante di pusillanimità, fu sul punto di chiudersi nella propria stanza e rima nervi sequestrata fino al ritorno di sua madre; ma questo non si poteva, non si doveva. Flora aveva giurato a sè stessa di essere eroica ed era necessario di mantenere il giuramento.

Si avviò incontro all'onorevole coll'audacia di sperata del coscritto che chiude gli occhi e si getta a capo chino nel folto della mischia per affrontare il pericolo senza vederlo.

Camilla, irreprensibile nel candore abbagliante