Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
— Che imbecilli! — osservò il Gualterio. — Non so perchè restare cosi, a bocca spalancata, a guardare ciò che non possono procurarsi. Avete quattrini in tasca? Allora entrate e comperate. Avete le tasche vuote? Allora non ingombrate la strada, che è di tutti.
Adriana arrivò, gaia e disinvolta, avendo già fatto fare una sosta all'onorevole per obbligarlo a comperarle sei paia di guanti.
Si rimisero in marcia, e quando sbucarono a piazza Navona, da piazza Pasquino, il baccano era al colmo.
Entro la doppia fila di panche e di baracche, la folla si ammassava, urtandosi e rumoreggiando come le onde di un mare in tempesta. A Flora pareva infatti di trovarsi in barca e che le onde stessero per inghiottirla.
Il cappello di feltro le infuocava il cervello, la mantellina di pelliccia la soffocava. Si aggrappò disperatamente al braccio di Giorgio, supplican dolo che, per carità, non la lasciasse.
— Ma non ci pensi; stia tranquilla. La ricon durremo a casa sana e salva — rispondeva Giorgio, ansando un pochino anche lui, perchè l'alta persona obesa gli rendeva faticoso il lavorar di gomiti.
Flora immaginava di essere capitata in una città fantastica, dove gli abitanti fossero dannati a qualche strano supplizio. Certo non poteva es sere per divertimento che la gente si scalmanava a tormentarsi cosi, ad agitare le braccia, a cac ciar dalla strozza quegli ululati senza suono, ad avventarsi gli uni sugli altri armati di trombe e di strani ordigni assordanti. Una comitiva nume rosa passò compatta, aprendosi a forza un solco