Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/156

Non era forse una bella serata? Un pochino di moto, dopo cena, non riesce forse giovevole alla salute? Non era dunque meglio percorrere la strada adagino adagino e trovarsi a piazza Navona nel momento più bello della festa? Giorgio Gualterio accompagnava le parole con gesti lunghi e lenti, volgendosi ora all'.uno ora all'altro degli interlocutori, quasi a chiamarli te stimoni sulla giustezza delle sue ragioni. — Sta bene, sta bene — interruppe 1' onore vole, che odiava i discorsi verbosi - facciamo pure come lei vuole. Dia il braccio alla signorina e stia attento di non lasciarsela rubare. Giorgio aspettò che l'onorevole e la contessa precedessero di un buon tratto, poi, abbassando la voce, disse a Flora con aria confidenziale: — Perchè suppone lei che io non abbia vo luto andare in vettura? Perchè, logicamente, avrebbe voluto pagare l'onorevole e a me non piace accettare niente da nessuno. Quello che è mio è mio, quello che è tuo è tuo. Sono fatto così. Vede? Io fumo dalla mattina alla sera, ma se, per combinazione, mi trovo senza cerini in tasca, tengo in bocca il sigaro spento anziché domandare un cerino a qualche amico. Natural mente, se gli altri ne domandano a me, rispondo subito di non averne — e rise con discrezione, trovando molto arguto il suo modo di ragio nare. A piazza Barberini furono travolti per un istante da una turba di monellacci che, vociando, urlando, battendo con pezzi di latta su casse vuote di petrolio, dando fiato alle trombe sgangheratamente, scese come turbine da via Quattro Fon-