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milla, la quale era rimasta impassibile durante il breve colloquio fra Penelope e la signora.

La piccola stanza si trovava ancora tutta in disordine. Le catinelle del lavabo erano piene di acqua saponata; parecchi asciugamani, umidi e sgualciti, pendevano dalle seggiole, e, sul pavi mento di porcellana bianca, un sottile rigagnolo d'acqua correva, dalla grande vasca del bagno, e si allargava presso la finestra in una specie di laghetto, dove si bagnava il lembo estremo della cortina. Bottiglie, bottigliette, scatole di cipria e piumini, vasetti di crema fredda e piccoli ordigni per arricciare i capelli, e spazzole e spazzolini di ogni misura giacevano alla rinfusa sopra il marmo del lavabo.

Un bocchino di spuma, con entro mezzo si garo di Avana, stava in un angolo, evidente mente dimenticato lì in un momento di distra zione.

l'aria della stanzetta era cosi satura di pro fumi, che Flora, presa da capogiro, si portò la mano alla fronte.

— Presto, Camilla — disse Adriana — cam bia l'acqua e poi aiutami a ripulire un pochino questa villanella.

Intanto gettava di sfuggita un'occhiata sull'alto sportello dell'armadio a specchio, ed il suo buon umore aumentò constatando ch'ella appariva gio vane quanto sua figlia.

Camilla indovinò forse il pensiero della signora, perchè, con quella sua voce scialba in cui stride vano spesso acute note di testa, esclamò:

— La signora e la signorina sembrano due sorelle, e nemmeno si saprebbe indovinare quale sia la maggiore.