Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/13


— 13 —

bottirmi? — proseguiva Balbina, premendo con le palme il volume del petto ricolmo.

— Io sono rossa e colorita; ho la faccia allegra e i capelli biondi.

— Rossi — obiettò Flora.

— Biondi, ti dico, sono biondi. Poi, o rossi o biondi, io, a diciassette anni, ne dimostro ventidue, mentre tu, a diciotto, ne dimostri appena sedici.... Flock! Flock, qua — gridò senza transazione Balbina, con voce forte e giuliva.

Flora, che sino a quel momento era rimasta appoggiata al tronco della quercia, con le braccia penzoloni e lo sguardo incerto vagante nel vuoto, si scosse, arrossì, vibrò tutta dal capo alle piante.

Balbina seguitava a chiamare Flock verso di sè, invitandolo coi nomignoli più vezzosi; ma la grossa bestia si allontanava invece lentamente, voltando ad ogni poco la testa e mostrando ringhioso i denti bianchissimi.

Un fischio acuto si udì e Flock, rasserenato, scomparve di un balzo e di un balzo riapparve, annunziando con lieti abbaiamenti l’arrivo del suo padrone.

Germano Rosemberg infatti emerse con l’alta persona da un folto cespuglio di rovi e, fatta una vivace mossa del braccio per aggiustarsi meglio sopra le spalle la cinghia del fucile posto a bandoliera, rimase diritto e fermo sull’estremo li mite dell’angusto sentiero.

Gli occhi di Balbina si spinsero anche di più fuori dell’orbita ed ella, ridendo di un riso che avrebbe voluto sembrare impacciato e non era, chiese al Rosemberg:

— Ha fatto buona caccia, signor Germano? Il giovane volse fugacemente i piccoli occhi