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aveva formato mille progetti di vendetta. All'apparire di Germano ella si sarebbe rifugiata presso il nonno e non avrebbe aperto bocca; non avrebbe alzato ciglio, sarebbe rimasta fredda, ri gida, impassibile, senza una parola, senza una lacrima; anzi avrebbe fatto di meglio: all'apparire di Germano sarebbe corsa a chiudersi nella propria stanza e non ne sarebbe uscita a nessun costo. Ma le ore del terzo giorno erano trascorse in preda a quell'ansia febbrile che fa dare un balzo ad ogni minuto, che acuisce i sensi e li rende dolorosamente vigili a percepire 1' imper cettibile, che accende nel cuore un tale incombu stibile rogo di ambascia per cui la notizia di una catastrofe verrebbe accolta con un grido di sollievo.
Nel pomeriggio del sabato, Flora, dopo avere inutilmente camminato ore ed ore sotto la tediosa pioggia di novembre ed essersi avvicinata furtiva al cancello della villa Rosemberg, aveva incon trato il giardiniere di Germano e, quantunque abitualmente timida e schiva, aveva trovato il coraggio d'interrogarlo:
— Stanno tutti bene alla villa? — aveva chie sto, celando a stento l'orgasmo.
— Benissimo, benissimo tutti — aveva rispo sto il giardiniere senza fermarsi, giacché egli, co noscendo le simpatie del padroncino e i progetti della padrona, non voleva mettersi fra l'uscio e il muro.
Flora, ricevuta tale risposta, si era data a cor rere all'impazzata verso la casa bianca, incurante della pioggia, non sentendo la debolezza che le stroncava le gambe. Poiché Germano stava benis simo, egli certamente doveva aspettarla. Ma certo,