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attendendo al riparo dei verdi ombrelloni di co tone, che le ragazze sfilassero a due, a tre, a cinque, pari a mandre di giovenche uscenti dal chiuso e sfoggiatiti con placido orgoglio l'am piezza dei fianchi e la gaia biondezza del vello.
Balbina chiuse con raccoglimento la grossa Filotea rilegata in pelle nera, si segnò devota mente a più riprese, si alzò dall'inginocchiatoio, si collocò modesta a lato di sua madre e, giunta nel fondo della navata, si fermò vicino all'acqua santiera, v'intinse le dita e, con sorriso fra ti mido e fiducioso, offerse 1' acqua benedetta alla signora Rosemberg, la quale, dopo avere ringra ziato con fare materno, si unì ai Tebaldi e uscì con essi dalla chiesa, credendo opportuno tron care ogni indugio e sancire così pubblicamente le voci, ancora vaghe, circolanti sul matrimonio fra Balbina e suo nipote.
Durante la messa la signora Rosemberg aveva osservato con attenzione la ragazza e, nel ve derla così quieta e pia, così intenta nella pre ghiera, così linda e semplice nelle vesti, così compunta nell'atteggiamento e compresa della santità del culto, la buona signora aveva pensato che il male non viene sempre per nuocere e che Balbina sarebbe stata per Germano una moglie saggia e sottomessa, attiva ed accorta, quale ella stessa aveva sempre sognato e gli aveva sempre augurato.
A maggiore esaltazione del contegno irrepren sibile di Balbina, stava il contegno irrequieto di Flora, la quale, in piedi al lato opposto della chiesa, stringeva nelle piccole mani convulse un rosario dagli acini di madreperla, e volgeva di continuo il capo verso il fondo della navata,