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fuoco, e intanto un gatto miagolava sulla strada, finchè il padre di Palmina, in una sera di luna, era uscito, tenendo la ronca in una mano, il secchio dell'acqua benedetta nell'altra, e aveva staccata una zampa al brutto gattaccio nero. La mattina dopo Proina, tutta umile e col braccio fasciato, aveva tolto il maleficio dalle membra smunte del bambino, chiedendo in cambio la restituzione della zampa tagliata al gatto.
Ermanno rimaneva assai convinto, giacchè Palmina gli specificava il nome della strega, precisando epoche e luoghi.
— Questa è una bella storia vera - egli diceva; ma Vanna lo baciava, chiamandolo sciocchino e avvertendolo che credere alle streghe è grave peccato, che monsignore non ammetteva queste cose e che Palmina era bugiarda.
Ecco per quale ragione, mentre Titta lo svestiva, Ermanno si domandava di nuovo, con la mente sospesa, perchè egli faceva peccato non credendo ai pescatori di Domitilla Rosa e perchè faceva peccato credendo alle streghe di Palmina. Perchè? Non riusciva a spiegarselo, e ci ripensava prima di addormentarsi.
Così le settimane passavano e Vanna si era ammalata di uno strano male, che non le impediva di mangiare, dormire, passeggiare, ma che le dava sofferenze indicibili. Aveva continui dolori al capo, le salivano all'improvviso nodi alla gola, come se una mano l'afferrasse per strangolarla, lo stomaco le si torceva per crampi atrocissimi