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l'opera di San Tommaso, passeggiando sopra la mole della Summa Theologiae, senza curarsi di penetrarla, come una lucertola striscia su e giù pei muri di un massiccio monumento vetusto, senza curarsi nemmeno di ficcare la testa dentro le screpolature della superficie.
Don Vitale credè opportuno di consigliarsi con monsignore, circa le interrogazioni sacrileghe di Ermanno, e monsignore colse il destro per insinuare a don Vitale maggiore dolcezza cogli alunni, citandogli l'esempio di San Filippo Neri; poscia si recò appositamente in casa Monaldeschi, per suggerire con rinnovato calore a Vanna di sorvegliare con molta accuratezza i discorsi che si tenevano in presenza del bambino, il quale, ben lungi dall'essere ottuso, come don Vitale credeva, era dotato di una intelligenza rara che, a tempo debito, avrebbe dato i suoi frutti.
Vanna rassicurò monsignore, dicendogli che Ermanno viveva accanto a lei, custodito come sotto una campana di cristallo, e questo era vero; ma nel cervello del bambino frattanto si compiva un lavorìo intenso, perenne, talora perfino turbinoso, in particolar maniera dopo le serate trascorse ad ascoltare le divagazioni mistiche di Domitilla Rosa e le bizzarre chiacchiere di Palmina. Ciò accadeva sopratutto nei giorni festivi.
Di solito, la domenica, erano invitati a pranzo monsignore e don Vitale e, dopo il pranzo, servito da Titta con mille riguardi, si presentavano all'ora del caffè Bindo e Villa Ranieri in compagnia di Domitilla Rosa.