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sopra articoli di fede. Una volta, sul più bello di una traduzione, Ermanno s'interruppe di botto e, rivolgendosi collettivamente alla madre e al maestro, domandò:
— Perchè dire la Salve Regina fa dispiacere? Perchè è un castigo dire il Credo?
Vanna lo guardò stupìta; don Vitale diventò furibondo:
— Chi t'insegna a bestemmiare così, eretico? Come può far dispiacere il salutare la Beata Vergine? E il Credo? Non sai tu che recitare il Credo è la gioia di ogni buon cristiano?
Ma Ermanno insisteva, fisso nella sua idea.
— Allora perchè, quando mi sono confessato stamattina, monsignore mi ha dato per penitenza di recitare tre volte la Salve Regina e due volte il Credo? La penitenza fa dispiacere, e monsignore me l'ha dato per castigo di dir le orazioni.
Don Vitale, scandolezzato, balzò in piedi e appoggiò i pugni chiusi sull'orlo del tavolo.
— Studia, invece di almanaccare tanto col cervello! I libri sono fatti per questo. La fede è cieca! Chi ragiona non crede! - e se ne andò inviperito, nauseato di non poter infliggere ad Ermanno dieci buoni colpi di frusta! Oh! quanto a lui, grazie a Dio, era immune dalla tabe del pensiero; l'orgoglio di sapere non lo aveva sfiorato mai. Fin da quando in seminario studiava la scolastica, aveva camminato con devozione ignara intorno alla filosofia dei Santi Padri, e continuava tuttora a studiar con accanimento