Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/71

all'altra stanza. Nessun dubbio, era il vento. Ma se fosse stato Gentile?

Egli aveva l'abitudine, rincasando talvolta a tarda sera, di spingere la porta assai leggero. Non voleva destare Vanna, si chinava furtivo a guardarla, e ridevano insieme, estasiati, quando Gentile vedeva brillar nell'ombra i cari occhi desiosi.

— Non dormi? - egli le diceva.

— Ti aspettavo - ella susurrava tra i sospiri, e lo stringeva a sè, inebriandosi nello squisito aroma di tabacco Avana ch'egli esalava. E non sarebbe tornato mai più! Forse, chissà, ella non lo avrebbe nemmeno riconosciuto. Taluni impercettibili segni del volto adorato le tornavano spesso alla memoria isolatamente; ma l'insieme della fisonomia le sfuggiva, e, dopo averlo tanto disperatamente chiamato, tanto appassionatamente invocato durante le prime settimane della vedovanza, Vanna sentiva che se Gentile fosse tornato ad occupare all'improvviso il suo letto, ella ne avrebbe avuto ribrezzo e terrore.

Si accusava di ciò come di un tradimento, e ne rimaneva turbata, senz'arrivare a comprendersi. Certo, ella attendeva qualcuno a cui offrire in dono la sua giovinezza e, durante le notti di febbrile attesa, la pelle bianca le s'increspava pei lunghi brividi, ed essa allora, sollevando con le dita il peso enorme dei capelli, chiamava a voce sommessa Gentile: ma, senza saperlo, invocava un altro Gentile sconosciuto, non deturpato