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non avesse acceso un bel rogo e non si fosse abbruciata viva con i suoi ornamenti sul corpo del marito; ma quella mattina, nel rivederla alle Funzioni del Duomo, stellante di bellezza, con la massa dei capelli bronzini striati di mobili pagliuzze d'oro e ondulati mollemente sotto la falda del cappellino fiorito, con le pupille azzurrine limpide più delle grosse turchesi che le ornavano le orecchie, tutte le varie opinioni delle signore si erano livellate e avevano assunto un colore solo: il colore della riprovazione unanime per il brusco passaggio di Vanna Monaldeschi dalle gramaglie più strette allo sfoggio delle vesti chiare e dei gioielli appariscenti. Nonpertanto ciascuna le fece onore, rallegrandosi con lei come se fosse uscita incolume da malattia mortale, e allorchè, per assistere allo spettacolo della tombola, ella entrò nei saloni affollati del palazzo dell'Opera e procedè oltre, fra occhiate ed inchini, senz'annettere importanza alla tinta insolita delle sue vesti, troppo sincera nell'ambascia sofferta per darsi il fastidio di simularla ora che l'ambascia andava cedendo, il presidente dell'Opera, un bel vecchio amabile e decorativo, le mosse incontro, a capo scoperto, e l'accompagnò egli stesso al balcone, dove le signore presenti le si affollarono intorno con visi di giubilo.

La piazza sottostante brulicava di teste, le cartelle della tombola palpitavano in tutte le mani, simili ed ali di farfalle bianche, le note del concerto