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impavido sotto la sferza dei raggi, a mani giunte, quando i portatori del tabernacolo si davano il cambio.

La cittadinanza era pienamente soddisfatta, e perfino i socialisti si fregavano le mani, giacchè la processione del Corporale non è per gli orvietani questione di principio; è questione di amor proprio e allorchè si tratta di amor proprio cittadino, gli orvietani sono sempre tutti d'accordo.

Le signore poi avevano, a rendere più ricca la festa di quell'anno, un argomento eccezionale degno di attenzione e di conversazione: il nuovo ingresso nella vita mondana di Vanna Monaldeschi, che, per venti mesi, esse avevano scorto appena di mattina presto in chiesa, o di sera tardi a respirare aria, sempre tacita e isolata, sempre al riparo delle sue bende vedovili, così bianca e affranta, così impenetrabile nel suo cordoglio, che le signore conoscenti si limitavano a farle cenno di saluto e le pochissime signore amiche ardivano appena di scambiare con lei qualche parola. In principio il compianto era stato universale, chiassoso, e tutte avevano esaltato le virtù di Gentile Monaldeschi, narrando mille piccoli episodi per illustrare la tenerezza appassionata dei giovani sposi; ma, coll'andar del tempo, le opinioni si erano divise. Talune signore citavano ad esempio il dolore incurabile di Vanna e la fedeltà di lei alla memoria del marito; altre la tacciavano di ostentazione e nei loro convegni si domandavano, ridendo, perchè mai Vanna Monaldeschi